I teatri a Venezia erano una giungla di rivalità, doppi sensi, mentre i poeti di compagnia cercavano disperatamente l’ingrediente magico per ottenere un costante successo dal pubblico. La nobiltà investiva su teatri e ritrovi, mentre nel Ridotto si spennavano i gonzi foresti così illusi da credere che potesse esserci onestà al banco del faraone. Carlo Goldoni e il suo acerrimo rivale Carlo Gozzi scrivevano testi di saluto e di addio alla scena di San Luca per la primattrice della compagnia con cui lavoravano. Si trattava di seduzioni al pubblico, in cui le commedianti (come i caratteri magnifici di Ortensia e Deianira ne La locandiera) facevano di tutto per tirare l’applauso, dichiarando le proprie bellezze, ma anche i difetti, le malattie, gli errori, chiedendo compassione al pubblico eletto dei veneziani, giudice tra i più spietati dell’arte scenica. Questi testi di occasione dei due massimi drammaturghi veneziani del Settecento non sono giunti fino ad oggi in teatro, dopo le prime utilizzazioni. Da qui nasce Gran Cabaret Carlo e Carlo con testi di Goldoni e Gozzi, interpretati da Anna De Franceschi e da Maria Grazia Mandruzzato, con Riccardo Favero al clavicembalo per accompagnare canzoni d’epoca, e per suonare brani di Baldassarre Galuppi e di altri compositori lagunari. Un’occasione per conoscere il teatro nel suo farsi, tra manifesti, allusioni, amori, primattrici caparbie, impresari in angustie e poeti che devono sempre trovare nuove idee per il prossimo successo.