Costruito dalla famiglia Vendramin nel 1622, il teatro Carlo Goldoni è il più antico teatro di Venezia ancora oggi esistente. Per i primi 30 anni andarono in scena solamente spettacoli comici; poi, nel 1653, il teatro fu distrutto da un violento incendio. I nuovi proprietari, Andrea e Zanetta Vendramin, decisero di ricostruirlo all’interno delle vecchie mura rimaste intatte e di affidarlo a conduttori esterni.
Il successo dovuto alla presenza di Gaspare Torelli, figura eminente nel panorama della cultura veneziana dell’epoca che lasciò un’importante impronta sia per quanto riguarda la programmazione che per le migliorie strutturali apportate, venne contrastato dall’interferenza della famiglia Grimani.
Proprietari di tre teatri a Venezia (il San Samuele, il SS. Giovanni e Paolo e il San Giovanni Grisostomo), i Grimani erano preoccupati del costante successo del teatro rivale e per questo fecero in modo che Torelli accettasse l’invito dei Farnese a trasferirsi alla corte di Parma e cedesse loro in subaffitto il contratto coi Vendramin.
La rivalità fra Grimani e Vendramin s’interruppe all’alba del XVIII secolo con la firma, nel 1703, di un contratto quinquennale che regolava l’attività comica dei teatri San Samuele e San Salvador (che da questo periodo compare sempre più frequentemente nei documenti con il nome San Luca).
Al termine di tale accordo il contratto non fu rinnovato e i Vendramin continuarono autonomamente la conduzione fino ad approdare alla stagione 1752-1753, decisiva per via dell’ingaggio di Carlo Goldoni al teatro San Luca.
L’arrivo di Goldoni e il cambio di nome del teatro
La prima apparizione di Carlo Goldoni in un teatro veneziano avvenne nell’anno 1734, da quando ricevette gli incarichi dalla famiglia Grimani per il teatro di San Samuele; arrivò poi ai Vendramin, che non si fecero sfuggire l’occasione e gli offrirono un vantaggioso, fiduciosi sulla capacità di Goldoni di comporre opere di successo e di sicuro richiamo.
In virtù di questo atteggiamento culturale e sociale dell’intera città di Venezia oltreché dei suoi maggiorenti, Goldoni poté intraprendere quella riforma del Teatro che lo portò a creare opere e personaggi immortali, che da sempre risuonano nei palcoscenici di tutto il mondo e in moltissime lingue.
Nel 1775 la commissione di vigilanza dei Provveditori de Comun giudicò il teatro di San Luca poco sicuro e chiese un restauro radicale. Nell’autunno del 1776 il teatro riaprì e l’attività procedette con un livello medio fino alla caduta della Repubblica Serenissima nel 1797, anche a causa della crisi economica che coinvolse i Vendramin sul piano familiare.
Il restauro e la modernizzazione del teatro
Nel 1815 un decreto imperiale restituì l’agibilità al teatro San Luca, la cui riapertura ufficiale avvenne nel 1817 dopo un radicale intervento sulle strutture. E successivamente, l’antico teatro dei Vendramin a San Luca cambiò nome per diventare Teatro Apollo.
Nel 1836 il teatro la Fenice fu distrutto da un violentissimo incendio e con i Vendramin si raggiunse presto l’accordo per trasferire all’Apollo gli spettacoli già predisposti per l’imminente Carnevale.
Nel 1844, quando già si pensa a un nuovo e importante restauro, Domenico Vendramin muore prematuramente e la conduzione viene assunta dalla vedova Regina De Marchi, che guidò il teatro per quasi quarant’anni e che prima cosa fece in modo che il progetto del marito venisse realizzato (fu il primo in Italia ad avere l’illuminazione a gas e la completa illuminazione della sala!).
Dagli anni ’60 dell’Ottocento iniziò un periodo di ripresa dell’attività teatrale, che prese quota e accompagnò l’ultimo decennio del teatro Apollo.
Il teatro Apollo diventa Teatro Carlo Goldoni
L’attore Angelo Moro Lin assieme a Regina De Marchi prese l’iniziativa per intitolare l’antico teatro di San Luca a Carlo Goldoni: la sera del 26 febbraio 1875, un giorno dopo l’anniversario della nascita di Goldoni (fu necessario spostare di una giornata la cerimonia a causa di un’eccezionale nevicata) moriva l’Apollo e nasceva il Teatro Carlo Goldoni.
Nel 1880 muore Regina De Marchi, vedova dell’ultimo dei Vendramin, e la proprietà passa a diverse persone legate alla famiglia per arrivare a Antonio Marigonda. Questi sono anni molto importanti per l’attività teatrale, poiché incentrati su un preciso impegno di riqualificazione non solo architettonica ma anche attraverso la cura estrema della definizione delle scelte artistiche. Tutte le più importanti formazioni italiane e alcune straniere fecero capo al Goldoni e a tal proposito una statistica della stagione 1909 poneva Venezia subito dopo Milano e Roma per quanto riguarda gli incassi al botteghino.
La morte improvvisa di Antonio Marigonda segnò un brusco arresto di questo felice momento di fioritura artistica, portando a un veloce declino dell’attività. Il teatro nel 1937 cambiò nuovamente proprietario e fu acquistato dall’Avvocato Giacomo Baldissera barone Treves De’ Bonfili, e la gestione fu affidata all’ICSA (Imprese Cinematografiche Spettacoli e Affini).
Durante i tristi anni della seconda guerra mondiale, il teatro rimase operativo ma nel giugno del 1947 ne fu proclamata l’inagibilità, che venne definitivamente chiuso per le precarie condizioni strutturali che imponevano una riedificazione pressoché totale.
L’accordo per il restauro e la riapertura del Teatro Goldoni
I primi dieci anni se ne andarono fra l’impossibilità di trovare un accordo fra l’ultima proprietà, l’Avvocato Baldissera e l’Amministrazione comunale, che alla fine rilevò l’edificio. Dopo qualche anno il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici approvò un progetto in cui si parlava di restauro e non di ristrutturazione totale con la previsione della demolizione parziale dell’edificio con la conservazione di alcune strutture.
Non mancarono dibattiti fra conservatori (i quali appoggiavano la filosofia del “com’era, dov’era”) e innovatori (che caldeggiavano la realizzazione di un’opera con strutture moderne), ma alla fine nel 1964 venne approvato un nuovo progetto che prevedeva il mantenimento dell’interno simile alla versione precedente, sia pur con alcune modifiche, e costruendo l’esterno completamente nuovo.
Ben trentadue anni dopo la chiusura, per un costo totale di quasi tre miliardi e mezzo di lire, il teatro venne di nuovo riaperto alla città: era il 22 aprile del 1979.
Per più di un decennio il Comune di Venezia gestì in proprio il teatro, affidandolo via via a direttori diversi, fra i quali l’indimenticato Giorgio Gaber, finché, dal 1992 fino a oggi, fu consegnato alla gestione del Teatro Stabile del Veneto.
Indirizzo | S. Marco, 4650/ B – 30124 Venezia |
Centralino | 041 2402011 |
Biglietteria | 041 2402014 |
Coordinatore | direzione.teatrogoldoni@teatrostabileveneto.it |
Richiesta informazioni | info.teatrogoldoni@teatrostabileveneto.it |