l mondo sono io in quanto sono una parte del mondo
La parola “realtà” compare nel linguaggio umano in tempi relativamente recenti, poco più di mille anni fa. È l’epoca dell’Impero Romano e il termine nasce per nominare le forme di esistenza riconoscibili come vere e appunto reali. Si iscrive dunque nella logica di un popolo votato all’impero la necessità di imporre un certo modo dell’essere. Il concetto di realtà è invece problematico nella sua essenza.
L’esistenza che condividiamo, le condizioni ambientali, l’evoluzione del linguaggio ci permettono di costruire ogni giorno un mondo apparentemente regolato dove poter vivere nel modo migliore secondo i nostri desideri e le nostre necessità: “Il mondo sono io in quanto sono una parte del mondo”. “Una imagen interior” vuole trasferire sulla scena l’immagine di una storia parallela e sotterranea, dove gli effetti di ciò che si nasconde fra le pieghe della vita materiale si intrecciano con tutti i vuoti e i significati che attraversano spettralmente la vita di ciascuno. Né le immagini né le parole riescono a sostenere l’impressione di realtà che accompagna la vita. Lo spettacolo assume questo fallimento e propone un esercizio poetico, che sonda i fondamenti del concetto di finzione, proponendo l’erotismo dell’immaginazione come alternativa radicale alla stabilità delle immagini che ci governano. I corpi in scena “lavorano” la materia e la parola, per costruire di fronte agli occhi dello spettatore dei possibili paesaggi, a metà strada tra il fantastico e il concreto, con l’obiettivo di far dialogare poeticamente le possibilità offerte dal desiderio e la tirannia del linguaggio come strumento che determina leggi e valori comuni. L’artificio presentato nello spazio teatrale, luogo originario della finzione, cerca di rappresentare una soluzione impossibile per evocare in scena l’energia poderosa e conflittuale dell’esistenza.