La trilogia di Zelinda e Lindoro

Il regista Giuseppe Emiliani, da tempo affascinato dall’idea di mettere in scena un “romanzo teatrale” sul tema ottocentesco della “educazione sentimentale”, sogna da anni uno spettacolo teatrale “a puntate”. La trifogia di Zelinda e Lindoro di Carlo Goldoni è un grande affresco sulla malattia dell’amore. La tensione che vibra nelle vicende amorose dei due giovani è affidata alle contraddizioni interiori; nel ritmo della scrittura si respira già l’aria del l’età moderna, Goldoni sembra aver scoperto un nuovo genere che riesce a “far ridere e piangere in egual piacere”, un nuovo stile che esalta lo spessore psicologico dei personaggi. La commedia lagrimosa è definitivamente superata, siamo ormai a Rousseau, sul palcoscenico si affaccia il dramma borghese e nelle tre commedie scritte da Goldoni in Francia tra il 1763 e il 1764, aleggiano motivi preromantici.
L’educazione sentimentale dei protagonisti è lunga e sinuosa. Nella prima commedia, Gli amori di Zelinda e Lindoro, due giovani di buona famiglia, caduti in miseria ed entrati al servizio del nobile don Roberto, dovranno superare mille difficoltà prima di potersi sposare. Nella seconda commedia. La gelosia di Lindoro, la giovane coppia di sposi è già in crisi perché Lindoro, malato di gelosia, è assillato dal timore angoscioso di perdere Zelinda. Convinto alla lìne dell’esemplare fedeltà della moglie, nella terza commedia Le inquietudini di Zelinda, Lindoro pentito fa degli sforzi sovrumani per guarire dalla gelosia e affetta una fiducia che a Zelinda sembra indifferenza, così ella cerca in tutti i modi di ingelosirlo, per allontanare il dubbio che il marito non le voglia più bene.
Tre commedie ricche d’avventure, intreccio e passione: un gioco alla Marivaux, fatto di ombre, sospetti assurdi, piccole cattiverie, che esplora tutte le frange irrazionali dell’amore. Questo amore passionale, questa inquieta tristezza preannuncia l’Ottocento: una poetica nuova che percorrerà il teatro dalle passionali evasioni romantiche alla lucida melanconia di Cechov.