“La villeggiatura si deve fare, e ha da essere grandiosa, come al solito!”
Con Le smanie per la villeggiatura Carlo Goldoni si diverte a mettere in scena i “pazzi preparativi” della partenza, descrivendo, con grande maestria, la “folle condotta” di una decadente borghesia mercantile che per insipienza e smania di “figurare nel mondo” si sta avviando al declino.
Tra cicisbei, gelosie, amori passionali, ripicche amorose, sprechi e dissipazioni, Goldoni costruisce una feroce satira verso la fatua mondanità borghese, prefigurando la fine traumatica di un’epoca e di una civiltà.
Una commedia di vivaci e contrastanti stati d’animo e atmosfere. Comicità e malinconia. Voglia di divertimento e nevrotica inettitudine a vivere. Una commedia che rende l’immagine nitida di una borghesia dominata dal potere sovrano delle convenzioni, dei riti sociali, del denaro.
Nei medesimi anni in cui scrive i Rusteghi e La casa nova, Goldoni sembra giungere, al culmine della sua analisi intorno a una classe sociale ambiziosa e frivola: una classe sottoposta a un’opera di smontaggio dei propri meccanismi perversi, condannata dalla sua stessa presunzione, dagli egoismi, dalle contraddizioni morali che essa esprime.
L’atmosfera inquieta, tesa, febbrile, la vivacità dei dialoghi, il fraseggio dei caratteri, fanno delle Smanie (prima parte della Trilogia della villeggiatura) un’opera straordinaria che sembra superare i confini settecenteschi, proiettata verso il futuro del teatro europeo, dove in altre case borghesi, stanno ad spettare le donne di Ibsen e di Čechov...