Il canto della caduta
GeA – Gioiosa et Amorosa
Teatro Mario Del Monaco
Liberamente ispirato al mito di Fanes
Il canto della caduta si ispira all’antico mito di Fanes e racconta di un’età dell’oro in cui gli esseri umani avevano un rapporto di alleanza con la Natura che permetteva loro di vivere in pace e abbondanza.
LO SPETTACOLO
Il canto della caduta parla di un “tempo più antico del tempo” e di un regno pacifico in cui la guida del popolo era compito femminile.
Poi arrivò un re straniero e fu l’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada.
Il Regno perduto di Fanes è il canto nero della caduta dell’umanità nell’orrore della guerra.
La scena iniziale è la scena della fine: un campo di battaglia.
La guerra non si vede mai sulla scena. Eppure c’è, restituita al pubblico dal punto di vista degli
unici personaggi che ne traggono sempre vantaggio: i corvi.
I corvi prendono le parti del coro, descrivono la battaglia, indugiano con meraviglia sul lato
ostinato degli uomini nel darsi morte fino al culmine della carneficina.
Non esiste popolo che non abbia un suo patrimonio peculiare di racconti mitici che narrano le
origini dell’universo, degli dei, dell’ordine sociale e offrono immagini a paure e domande
ancestrali: la guerra è parte incancellabile del destino dell’umanità? Cosa ci spinge
perennemente alla guerra invece che alla pace? Perché ci cacciamo e perseguitiamo l’un l’altro?
Il canto della caduta cerca nuove immagini per antichi problemi e, attraverso il mito di Fanes,
porta alla luce il racconto perduto di come eravamo, di quell’alternativa sociale auspicabile per il futuro dell’umanità che viene presentata sempre come un’utopia irrealizzabile.
E che, forse, invece è già esistita.
IL BIGLIETTO
posto unico 8 €
MUTTERRECHT
Il mito di Fanes fa parte della tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica
(35.000 persone) che vive nelle valli centrali delle Dolomiti.
È un ciclo epico che racconta la fine di un regno pacifico a guida femminile e l’inizio di una
nuova epoca del dominio e della spada. Secondo Kläre French-Wieser, tre passaggi importanti
dell’essere umano si sono fusi nell’epos ladino di Fanes:
– il passaggio dal diritto materno al patriarcato
– il passaggio da un sistema pacifico a uno belligerante
– il passaggio dalla cultura del totem, che riconosce nell’animale il proprio antenato, alla cultura
della miniera, dell’estrazione dalle montagne e dello sfruttamento sfrenato delle risorse naturali.
ANTROPOLOGIA
Nel saggio di antropologia Il calice e la spada, Riane Eisler indaga le strutture sociali che l’umanità
si è data nel corso dei secoli e davanti a una continua epopea di guerre e ingiustizie, apre la
riflessione a domande più che mai necessarie: il dominio dell’uomo sulla donna è inevitabile? È
realisticamente possibile il passaggio da un sistema di guerre incessanti e di ingiustizia sociale a
un sistema mutuale e pacifico?
Secondo Riane Eisler, le risposte per un futuro migliore potrebbero affondare le radici in quel
punto, nella preistoria della civiltà europea, di cui parla l’archeomitologa lituana Marija Gimbutas,
in cui la nostra evoluzione culturale sarebbe stata letteralmente sconvolta.
ARCHEOMITOLOGIA
L’approccio dell’archeomitologia è multidisciplinare e unisce l’archeologia descrittiva alla mitologia
comparata, al folclore, all’etnologia storica e alla linguistica.
Marija Gimbutas, nel saggio Il linguaggio della Dea, ricostruisce un’Europa neolitica molto diversa
da quella patriarcale che ha prevalso successivamente, caratterizzata dal predominio del sesso
maschile su quello femminile e dalla sopraffazione dei popoli più deboli. Un mondo perduto in cui
la presenza del femminile sarebbe stata centrale nella visione del sacro e della struttura sociale.
A sostegno delle sue tesi, l’archeomitologa lituana porta i simboli che ancora si possono trovare
nelle leggende, nei miti, nel folklore, nella spiritualità precristiani.
FONTI DI PENSIERO E PAROLE
Ho conosciuto i testi di Riane Eisler e Marija Gimbutas grazie a Giuliana Musso, quando mi ha
coinvolto come attrice nel suo progetto La città ha fondamenta sopra un misfatto ispirato alla
Medea di Christa Wolf.
Questo nuovo progetto prosegue idealmente il discorso femminista che altre studiose ed artiste
hanno tessuto prima di me. Un orizzonte di pensiero e parole che continua incessantemente a
tramandarsi nonostante millenni di patriarcato.
ANIMATRONICA
Mettere in scena l’antico mito di Fanes, ha significato raccontare la guerra cercando un modo
per varcare i confini della irrappresentabilità dell’orrore che essa porta con sé.
Abbiamo cercato di realizzare un racconto diverso da quello a cui ci hanno assuefatto i
telegiornali in cui la distruzione bellica è talmente esibita ed esposta da risultare ormai inoffensiva.
Abbiamo cercato di rendere visibile quello che nel mito porta alla nascita dell’ideologia della
sopraffazione: il tradimento della natura umana in favore della spada e del profitto individuale.
Il canto della caduta si propone di unire l’immaginario ancestrale dell’antico mito ladino del popolo
di Fanes alle tecniche di animatronica.
Il progetto scenografico si inserisce nella tradizione del teatro di figura ma ne scardina
l’immaginario attraverso la scelta di utilizzare alcune tecnologie comunemente applicate al
mondo degli effetti speciali per il cinema.
Teatro Mario Del Monaco
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sabato, ore 10.30 > 13.00 – 15.00 > 18.00 domenica e lunedì chiuso domeniche e lunedì con spettacolo la biglietteria parte 1 ora prima dello spettacolo |